Oggi pomeriggio siamo stati al parco. Non c’era molto tempo, oggi, quindi siamo andati al parchino quello detto Centro Città, il parchino dell’Odeon. E mentre ero là seduta, un occhio lontanissimo a Ettore per permettere lo sviluppo di quella cosa chiamata indipendenza seppur in sicurezza, mentre ero là, mi guardavo attorno.
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Le case degli altri
Questa è la mia casa. Cucina, stamattina. La foto, bruttaiola, mi rendo conto, è stata fatta per un mio amico online, con il quale ci scambiamo le foto delle lampade che abbiamo in casa. In primo piano quindi la Castiglioni per Floss fuori produzione, con le sue curve perfette. Ma dietro, poi ho guardato meglio dietro, dietro si vede il cortile, le case sullo sfondo. Le case degli altri.
Ieri Ettore e un suo amico hanno preso il binocolo che sta sempre là, poggiato sul mobile accanto alla portafinestra, e si sono messi in balcone a guardarsi attorno, come faccio io, spessissimo, con le storie di questo cortile che conosco tutte e sulle quali invento quello che non conosco.
Sono le cronache dai bordi, storie minime di vite minime di persone minime, che eppure a me sembrano sempre piene di significati, e altre storie, e altri pensieri. Per questo ci viene così difficile cambiare casa. Per questo cortile, e tutto il mondo che c’è intrecciato attorno.
Leggiamo il GGG
Leggiamo il GGG, e mentre Ettore incespica (si fa un po’ per uno), io penso a Road Dahl e un po’ mi commuovo.