Oggi pomeriggio siamo stati al parco. Non c’era molto tempo, oggi, quindi siamo andati al parchino quello detto Centro Città, il parchino dell’Odeon. E mentre ero là seduta, un occhio lontanissimo a Ettore per permettere lo sviluppo di quella cosa chiamata indipendenza seppur in sicurezza, mentre ero là, mi guardavo attorno.
E’ un parchino molto popolare il parchino Centro Città, con tantissimi bambini e tanti anziani anche, che vengono a chiacchierare o anche solo a guardare gli altri chiacchierare. Seduta là, mi guardavo attorno, a questa umanità che sentivo così vicina eppure così estranea, in una città piccola e provinciale che non mi appartiene, che non sento mia, che non mi riguarda, e mi è venuta in mente allora il nome di questo Blog, che poi ha a che fare anche con il titolo -seppur provvisorio – di un libro che sto scrivendo da un po’, e per il quale non trovo mai la quadra giusta.
Cronache dai bordi, il nome del blog, Dai bordi, il titolo provvisorio della storia che sto scrivendo io, Sul bordo, così è come mi sento sempre. Il titolo del blog è un omaggio a una canzone dei Massimo Volume, gruppo che amo disperatamente. Il tempo scorre lungo i bordi, questa la canzone, e così mi sento io, così mi pare che sia e accada tutto quello che è importante nella vita, lungo i bordi, in bilico, in uno spazio fra una cosa e l’altra, negli anfratti degli autobloccanti di una pavimentazione sconnessa in un parco di una città di periferia, così lontano dai sogni di gloria successo e vita internazionale che coltivavo da giovane, quando tutto mi andava stretto, nello stesso medesimo modo in cui mi va stretto adesso, solo che adesso ho compreso che non c’è un luogo in cui puoi scappare, non ci sono lingue che puoi imparare, o materie che puoi studiare, per sfuggire a questa sensazione che ti trascini dentro. Solo che adesso la abito. Lungo i bordi, appunto.